Come si fa a shortare un titolo? Cosa significa?
Se ti stai facendo queste domande, allora sei nel posto giusto!
In questa guida andremo a spiegarti un tema molto discusso nell’ambito del trading: la vendita allo scoperto (o “short selling”).
Nello specifico, ci occuperemo di fornirti le risposte che cercavi relativamente a come funziona lo short selling, come è possibile applicare questa tecnica di trading e come è possibile intuire che un titolo è fortemente shortato.
Prima di iniziare, di seguito trovi una tabella con le principali caratteristiche dei migliori broker per shortare un titolo, la nostra valutazione e il link al sito ufficiale.
Il 67% dei conti degli investitori retail perde denaro negoziando CFD con questo fornitore.
Investire in titoli e altri strumenti finanziari comporta sempre il rischio di una perdita di capitale
Di seguito, invece, trovi un elenco delle migliori piattaforme per shortare un titolo nel 2022:
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Shortare un’azione è, a tutti gli effetti, una scommessa al ribasso. Nel momento in cui si decide di entrare con una posizione corta (short) su un determinato strumento, si sta scommettendo che il suo prezzo diminuirà. Per questo motivo si tratta di un tipo di investimento che permette di approfittare dei trend al ribasso che ci sono sui mercati azionari.
Non deve sorprendere infatti che il celebre film del 2015 diretto da Adam McKay, The Big Short, sia stato tradotto nella versione italiana in “La grande scommessa”. Andare corto è a tutti gli effetti una scommessa contro un determinato titolo (a dir la verità, nel caso di The Big Short la scommessa era contro il mercato immobiliare statunitense).
Ma di fatto, come funziona lo short sellng su un titolo azionario e in che modo si può intuire il momento migliore per agire?
Abbiamo già anticipato che lo short selling può essere tradotto in italiano con l’espressione “vendita allo scoperto”, intendendo con essa l’operazione di investimento al ribasso sugli strumenti finanziari.
Si tratta di due espressioni che esprimono in maniera precisa e puntuale i due concetti fondanti su cui si basa tale operazione, vale a dire:
L’obiettivo degli investitori che decidono di adottare questa strategia di trading è quella dunque di registrare un profitto acquistando quando il valore cala. Sembra un’operazione facile e banale, ma naturalmente non è così.
Come si guadagna? Il profitto è dunque dato dalla differenza (positiva) tra il prezzo di vendita e prezzo di acquisto. Se tale differenza è negativa (e quindi la “scommessa al ribasso” va male), si registra una perdita in conto capitale.
Assumendo la posizione corta tramite la strategia della vendita allo scoperto, si decide dunque di vendere un pacchetto di titoli azionari che in realtà non si possiede, ma che l’investitore ha ricevuto in prestito dalla propria banca (o broker) tramite la piattaforma di trading usata, pagando un prezzo stabilito in base alla quotazione delle stesse azioni in quel momento. Resta tuttavia l’obbligo di riconsegnare le azioni entro una deadline prestabilita, che solitamente va dai 3 ai 6 mesi.
Se in questo arco di tempo il prezzo dei titoli scende, l’investitor ne compra la stessa quantità che ha preso in prestito dalla banca, allo scopo di restituirgliela e di pagarla ad un prezzo inferiore: in questo modo egli potrà realizzare un profitto dato dalla differenza (positiva) tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto (o meglio, di riacquisto).
In caso contrario, se il prezzo non dovesse scendere ma anzi crescere nuovamente, all’investitore resterebbe l’obbligo di riacquistare il pacchetto di azioni venduto per riconsegnarlo alla banca, con un conseguente realizzo di una perdita.
Si tratta di una strategia completamente opposta rispetto alla prima, ma rimangono alcuni fattori comuni, come l’analisi e i market mover.
Una cosa che accomuna le posizioni long e quelle short riguarda la possibilità di operare attraverso CFD. Andare corti significa pertanto vendere CFD su azioni con la convinzione che caleranno di lì a poco.
Ti consigliamo, a questo scopo, di operare con un conto demo prima di procedere con i tuoi soldi: il primo passo è quello di scegliere un broker sicuro e affidabile tra i vari che sono attualmente disponibili sul mercato (Plus500, eToro e moltissimi altri ancora).
Quando si decidere di “andare corti” su un titolo azionario, l’obiettivo è uno e uno soltanto: scommettere contro un determinato strumento finanziario per beneficiare di un suo imminente crollo.
Approfondiamo con un esempio che possa aiutarti a comprendere come funziona nella pratica.
Si sceglie di acquistare le azioni di Ferrari poiché ritenute sopravvalutate (cioè il loro prezzo è superiore al loro valore intrinseco) ad un certo prezzo, poiché si mira a realizzare un guadagno dal ribasso della loro quotazione che si prevede giungere in qualche mese. In questo modo, si richiedere di poter svolgere uno short selling sul titolo Ferrari per un controvalore complessivo di 5000 azioni.
La banca (o il broker) provvedono dunque a prestare le 5000 azioni richieste e l’investitore si occuperà immediatamente di venderle al prezzo corrente.
Se, dunque, il prezzo di ogni azione Ferrari è 1 euro, allora le 5000 azioni saranno vendute per l’importo di 5000 euro. A questo punto, in base agli accordi con il broker, infatti, l’investitore dovrà occuparsi di restituire le azioni che ha ricevuto in prestito entro un tempo variabile, solitamente le scadenze sono a 3, 6, 9 o 12 mesi. Al broker sarà corrisposta una fee per il prestito pari a circa l’1% annuo del controvalore complessivo delle azioni date in prestito all’investitore.
Se le azioni scendono a 0.90 euro già dopo un mese, l’investitore deve essere proto a chiudere tempestivamente la posizione di vendita allo scoperto, comprando i 5000 titoli Ferrari al costo di 0.90 per azione.
Il costo totale da sostenere sarà pari a circa 4500 euro, un dato che si deve giocoforza confrontare con le 5000 iniziali.
Facendo pochi calcoli, è evidente che l’investiore è riuscito a realizzare un profitto “teorico” di 500 euro.
Perché abbiamo usato il termine “teorico” ? Perché non si può ancora stabilire se tale investimento sia stato un successo o meno (deve essere ancora calcolata la commissione dovuta al broker per aver prestato le azioni). Un po’ come quando se si assume una posizione lunga non si ha alcuna garanzia di realizzare un profitto, lo stesso vale per lo short selling.
Come tipicamente avviene nelle strategie di investimento in borsa, non è possibile eliminare del tutto il rischio di incorrere in una perdita. Può essere certamente contenuto adottando delle strategie mirate (si è detto dello stop loss), ma è comunque una variabile sempre presente.
Sicuramente una soluzione efficace è quella di studiare l’analisi tecnica e monitorare in modo continuativo i market mover, in quanto rappresentano dei fattori determinanti per stabilire se occorre assumere posizioni corte o lunghe su una singola azione.
Le operazioni di short selling di titoli azionari hanno un potenziale rischio incontrollato di perdita. Ma ciò che cosa significa in termini pratici? Andiamo a vederlo con un esempio che può aiutarti a chiarire questo aspetto.
Se vendiamo allo scoperto un unico titolo che vale 10€, possiamo arrivare a guadagnare al massimo 10€. Se invece il prezzo dell’azione cresce, non esiste un valore massimo che questo può raggiungere e, dunque, non possiamo riscontrare un livello di perdita massima.
Un suggerimento che consigliamo di darti in questa fase è quello di impostare sempre un ordine di stop loss, con il quale potrai assicurarti da una perdita più grossa di quello che puoi accettare. Lo stop loss consente di liquidare la posizione nel momento in cui il titolo scende fino ad una determinata soglia (che tu stesso avrai stabilito prima di aprire la posizione).
Nel caso la previsione si rivelasse sbagliata, infatti, la scelta più logica sarebbe quella di accettare, ammettere l’errore e chiudere al più presto la posizione, prima che la perdita diventi troppo pesante (evitando così che diventi irrecuperabile).
Lo short selling, come avrai ormai capito, rappresenta una strategia tipicamente speculativa. La maggior parte dei trader spesso sfrutta una presunta intuizione personale o collettiva, più che dei concreti dati forniti da grafici e analisi tecnica.
La vendita allo scoperto può risultare opportuna in specifiche situazioni, per esempio allo scopo di ridurre il rischio crollo del mercato (attuando una copertura del portafoglio).
Ci sono delle fasi di mercato sopravvalutato rispetto alla media storica, per cui non è semplice individuare degli obiettivi di investimento concreti ed interessanti. In questi casi, molti investitori individuano titoli ritenuti sopravvalutati da shortare per limitare le potenziali perdite che avrebbero in caso di un improvviso crollo del mercato.
In aggiunta, ci sono alcuni fondi che, per statuto, possono avere l’obbligo di comprare, oppure semplicemente vogliono mostrare il titolo nel portafoglio per motivi di convenienza: in questi casi non è inverosimile aspettarsi un aumento del prezzo a prescindere dalla corretta valutazione dei fondamentali della società.
Hai mai sentito parlare di short squeeze? Se questo termine ti sembra nuovo, ti aiutiamo a fare chiarezza sul suo significato.
Lo short squeeze si verifica nel momento in cui i prezzi crescono improvvisamente oltre le previsioni di analisti e investitori.
Si tratta di una situazione che può impattare in modo notevole sugli investitori che scelgono di adottare la strategia della vendita allo scoperto con titoli in prestito, perché rischierebbe di costare loro più denaro per ripagare e riconsegnare l’azione rispetto a quanto già anticipato.
Possono rischiare inoltre di avere un impatto negativo su quei trader che operano tramite gli strumenti derivati (come per esempio i CFD, che sfruttano la leva per amplificare perdite e profitti che spesso si verificano proprio con gli scenari di short squeeze).
Uno short squeeze può essere innescato da una repentina e improvvisa crescita della quotazione di un asset (solitamente ci riferiamo a un titolo azionario). Quando questo si verifica, chi fa short selling proverà a chiudere immediatamente le posizioni corte, mentre i prezzi crescono.
A questo evento segue un incremento della domanda delle suddette azioni, che porta a sua volta ad un calo dell’offerta. Questo stravolgimento della dinamica domanda/offerta fa aumentare ulteriormente i prezzi delle azioni, andando così a peggiorare gli effetti dello short squeeze.
Se gli investitori decidono di usare una strategia di hedging short con i titoli presi in prestito, dovranno riacquistare tramite buyback le stesse azioni per poter aprire una posizione corta prima della scadenza. In una strategia di questo tipo, la data di scadenza non è altro che la data in cui il “debitore” stabilisce di restituire l’azione al “creditore”.
Come è possibile individuare una situazione di short squeeze?
Molti trader impiegano gli strumenti grafici allo scopo di identificare le azioni che sono ipervendute. Se un titolo azionario (o qualsiasi altro asset) si trova in ipervenduto, gli investitori possono presupporre di trovarsi di fronte ad un imminente inversione del trend, e quindi ad un possibile aumento delle quotazioni. I principali indicatori utilizzati per identificare lo short squeeze sono l’indice RSI (Relative Strong Index) e il Williams %R.
E’ possibile prevedere il momento esatto in cui inizierà un ribasso? A meno che non siete dei sensitivi finanziari (e non sono così frequenti, per usare un eufemismo), occorre affidarsi a delle analisi quanto più razionali possibili, pur comprendendo che la formula perfetta per prevedere un ribasso con certezza non esiste.
Come diceva il grande guru della finanza Warren Buffett, “investire è semplice, ma non è facile”. Per limitare il rischio di incorrere in perdite di capitale, è sempre bene conoscere la società, il settore in cui essa opera, analizzare le aspettative future e il bilancio attuale.
In realtà esistono numerosi altri aspetti che devono essere considerati per l’analisi di un trend, a cominciare dai grafici, dai modelli matematici e dagli indicatori.
Nel prossimo paragrafo, andremo a comprendere quali sono gli strumenti che possono semplificare non tanto le doti di veggente di un investitore, quanto la capacità di agire correttamente sui mercati azionari.
Come possibile capire quando è arrivato il momento migliore per comprare un titolo shortato? Occorre tenere bene a mente un suggerimento di Jeff Clark.
Secondo questo famoso trader, un titolo in perdita va acquistato nel momento in cui il valore dell’asset giunge al suo punto di minimo e quindi segnala un’immenente ripresa al rialzo: è questo il miglior momento per aprire una posizione long (rialzista).
Naturalmente, si tratta di una questione che coinvolge anche un altro interrogativo: è opportuno acquistare un titolo appena cala oppure occorre valutare bene caso per caso (calo per calo)? Sempre secondo Clark, non bisognerebbe mai acquistare al primo calo, poiché storicamente dopo un primo ribasso ne segue un secondo (spesso ancora più vertiginoso). Comprare al primo calo è rischioso perché si rischia di incorrere in una perdita pesante e difficile da recuperare.
Se si volesse ottenere un certo tipo di supporto, occorre valutare i segnali forniti dall’analisi tecnica, che è un ottimo strumento di previsione dell’andamento di breve termine dei mercati azionari.
Qualora dall’analisi tecnica non dovesse giungere alcun supporto, la soluzione più opportuna è quella di attendere un terzo calo.
Un altro strumento molto utile è il MACD, un oscillatore di analisi tecnica. Se questo strumento registra nuovi livelli di minimo, allora significa che il trend ribassista non soltanto non è pronto ad invertire la tendenza, ma potrebbe essere nella condizione di subire un nuovo pesante calo.
Al contrario, se il prezzo del titolo è in fase calante, ma l’oscillatore MACD è in crescita, significa che ci sono i presupposti per un imminente rimbalzo.
Naturalmente abbiamo citato il consiglio di un trader che, per quanto esperto, rappresenta un’opinione singola. Tuttavia, può essere di aiuto a molti investitori per comprendere quando è più opportuno valutare di comprare un titolo in calo.
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