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Prestiti Partita Iva: Cosa Devi Fare Per Ottenerli Nel 2021

prestiti partita iva

Sei alla ricerca dei migliori prestiti partita IVA? Allora sei nel posto giusto!

Quando si parla di finanziamenti, solitamente la busta paga rappresenta la garanzia più accettata dagli istituti di credito. Questo non significa però che lavoratori autonomi e imprenditori non possano necessitare di liquidità e dunque richiedere un prestito in banca. Ma come fare per richiedere un finanziamento con partita IVA?

Il mercato del lavoro si sta evolvendo, e per questo motivo il numero delle partite IVA è in aumento. Questo significa che sempre più di frequente i liberi professionisti si trovano nella condizione di richiedere l’accesso al credito. In questo articolo dunque, vedremo insieme in cosa consistono nel dettaglio i prestiti partita IVA, come chiederli, le tipologie di prodotti destinate alle partite IVA e tutto quello che occorre sapere in merito.

Prima di proseguire, ecco una tabella con le migliori piattaforme per prestiti partita IVA, le loro caratteristiche e i link ai siti ufficiali

Migliori prestiti partite IVA online

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Classifica delle migliori piattaforme per prestiti partita IVA online del 2021

Di seguito, invece, trovi una lista delle migliori piattaforme per prestiti partita IVA online del 2021:

Prestiti partita IVA

Abbiamo detto che il numero di partite IVA in circolazione è in netto aumento a causa dell’evoluzione del mercato del Lavoro.

Fisiologicamente, dunque, sta aumentando anche il numero di liberi professionisti autonomi che richiedono un prestito. Tra l’altro si tratta di un fenomeno che tocca da vicino anche moltissimi giovani, che a causa della crisi economica si ritrovano nella condizione di doversi inventare un lavoro.

Per questo motivo si rende necessario per molti soggetti l’avvio di un’attività di lavoro autonomo. I prestiti con partita IVA, al pari dei prodotti destinati ai lavoratori dipendenti, necessitano di un reddito dimostrabile attraverso appositi documenti.

Come vedremo successivamente anche i prestiti partita IVA per essere erogati prevedono una serie di requisiti da rispettare scrupolosamente.

Chiedere un prestito con partita IVA

Le finalità per cui un titolare di partita IVA può chiedere un prestito sono numerose.

In alcuni casi si tratta di una semplice iniezione di liquidità necessaria per fronteggiare alcune spese impreviste. In altre situazioni il capitale è necessario per l’acquisto di un determinato bene. La finalità, dunque, determina anche la tipologia di prestito personale. I finanziamenti, infatti, possono essere finalizzati e non finalizzati.

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Nel primo caso, l’erogazione del prestito personale avviene solamente in presenza dell’acquisto di un bene o di un servizio. Nella seconda ipotesi, invece, il credito viene concesso anche se il richiedente non comunica la reale motivazione per cui necessita del capitale. A prescindere dalla tipologia di prestito, però, i tassi di interesse per i lavoratori autonomi sono più alti di quelli applicati ai prestiti tradizionali per pensionati dipendenti.

La ragione di questa condizione sfavorevole è da ricercarsi nel fatto che chi lavora in proprio non può contare su un’entrata fissa come invece avviene per il lavoratore dipendente o per il pensionato. Proprio a causa dell’assenza di un reddito fisso, quindi, liberi professionisti e lavoratori autonomi sono da considerarsi come soggetti ad elevato rischio di insolvenza.

Questo è il motivo per cui gli istituti di credito applicano dei tassi di interesse maggiori. Per richiedere un prestito con partita IVA è necessario presentare alcuni documenti che possano dimostrare l’affidabilità creditizia.

Nel momento della domanda quindi, i titolari di partita IVA inoltreranno un documento d’identità e il codice fiscale, oltre che l’ultima dichiarazione dei redditi. Si tratta del modello 730 o modello unico.

Le tempistiche necessarie per la comunicazione di fattibilità solitamente sono di alcuni giorni lavorativi, mentre la somma finanziabile sarà di importo differente sulla base dell’effettivo reddito percepito dal cliente, oltre che dalla sua anzianità lavorativa. Nel momento in cui la banca avrà accertato l’affidabilità del richiedente, e soprattutto che la sua capacità di rimborso sia idonea al pagamento delle rate, il prestito verrà erogato.

A seconda del richiedente, dell’importo e della banca, la somma potrebbe diventare disponibile sul conto corrente anche nel giro di solo giorno dal momento in cui la richiesta verrà accettata.

A questa tempistica deve essere aggiunta quella necessaria all’accredito del bonifico, solitamente di due o tre giorni lavorativi. Dobbiamo precisare comunque che possedere un reddito dimostrabile equivale necessariamente all’ottenimento del prestito.

Se ad esempio l’importo del prestito è molto elevato, l’istituto erogante potrebbe richiedere la presenza di un garante, ovvero di una figura che possa assumersi la responsabilità del mancato pagamento delle rate del debitore.

In questa ipotesi, oltre ai documenti personali sopra elencati, il richiedente dovrà presentare anche quelli del coobbligato, quindi sia quelli anagrafici che quelli del reddito della persona proposta in qualità di garante.

Prestiti con partita IVA forfettaria

Prima di concedere un prestito qualsiasi banca si accerta che il richiedente abbia una capacità di rimborso adeguata. Proprio per questo motivo l’istituto di credito fissa dei requisiti precisi, e tra i principali troviamo l’età del richiedente che solitamente deve essere compresa tra i 18 e i 75 anni, anche se alcune banche innalzano questo limite. Oltre questo è necessario essere residenti sul suolo italiano da almeno sei mesi.

Infine è necessario presentare un documento di reddito. In tal senso solitamente si pensa alla busta paga o eventualmente al cedolino della pensione, ma per i liberi professionisti con partita IVA forfettaria il discorso cambia.

Questa categoria alla richiesta di finanziamento dovrà allegare la dichiarazione dei redditi, e le somme concesse in prestito dovranno risultare congrue rispetto all’effettivo reddito percepito dal cliente.

I lavoratori autonomi con partita IVA forfettaria però hanno un volume d’affari piuttosto contenuto, e per questo motivo potrebbero incontrare difficoltà nell’ottenere importi elevati. Sulla base di ciò, molto probabilmente dovranno accontentarsi di piccoli prestiti, ovvero di quella categoria di prodotti che solitamente non oltrepassa i 5.000 euro richiedibili. Il regime forfettario è pensato per quegli operatori di ridotte dimensioni.

prestiti con partita iva forfettaria

Ai fini contabili, ma anche ai fini IVA, le semplificazioni previste per il regime forfettario sono notevoli, ed è possibile determinare appunto in modo forfettario il reddito.

Il titolare della partita IVA dunque sarà assoggettato ad una sola imposta in grado di sostituire tutte quelle che invece sono previste per il regime di partita IVA ordinario. Per rientrare in questa categoria è necessario rispettare alcuni limiti.

Ad esempio, il titolare di partita IVA forfettaria non potrà sostenere spese superiori ai 5.000 euro lordi. Oltre a questo, il valore complessivo dei beni strumentali calcolato a fine esercizio non dovrà oltrepassare i 20.000 euro. Per ottenere importi elevati, il libero professionista titolare di partita IVA forfettaria dovrà presentare delle garanzie aggiuntive come quella che prevede la figura del garante.

Prestiti per nuove partite IVA

Le nuove partite IVA potrebbe incontrare difficoltà nel tradizionale accesso al credito, magari perché non sono ancora in grado di presentare una dichiarazione dei redditi valida.

Ovviamente i titolari della partita IVA potrebbero pensare di richiedere un prestito presentando garanzia differenti, magari la firma di un garante. Ma il consiglio in questi casi è quello di informarsi adeguatamente sulla presenza di bandi destinati all’imprenditoria.

Si tratta di fondi erogati soprattutto per i giovani e le donne che intendono avviare una nuova attività imprenditoriale. Solitamente questi incentivi prevedono un prestito composto da due parti.

La prima non è altro che un finanziamento a fondo perduto, che di conseguenza non obbliga il debitore alla restituzione della somma. La seconda parte, invece, riguarda il prestito vero e proprio per cui sarà previsto il pagamento delle rate, ma con tassi di interesse solitamente di molto inferiori a quelli di mercato.

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Prestito d’onore partita IVA

Coloro che intendono aprire una partita IVA avviando la propria attività imprenditoriale possono considerare la richiesta di un prestito d’onore.

Si tratta di una particolare tipologia di prodotti concessa a tasso agevolato, prevista dal decreto legge 185 del 2000. L’obiettivo e chiaramente quello di promuovere l’autoimpiego attraverso il lavoro autonomo, la microimpresa e franchising.

Il prestito d’onore per l’apertura di una partita IVA dunque, consente di ottenere un contributo a fondo perduto per l’avvio di un’attività imprenditoriale o professionale, e permette anche di usufruire di una serie di agevolazioni finanziarie legate ai mutui e agli investimenti, oltre che moltissimi servizi gratuiti per assistenze gestionali e tecniche.

Tutto questo è regolato da Invitalia. Si tratta di un’agenzia di proprietà del Ministero dell’Economia, il cui scopo è quello di dare impulso alla crescita economica del nostro Paese.

Invitalia gestisce la totalità degli incentivi nazionali messaggi destinati alla nascita di nuove aziende e start up innovative. I richiedenti del prestito d’onore dovranno soddisfare alcuni requisiti, tra cui la maggiore età e la residenza in Italia da almeno sei mesi.

Oltre a questi anagrafici, altri riguardano lo stato di disoccupazione in cerca di prima occupazione, l’intenzione di avviare l’attività sotto forma di ditta individuale o eventualmente essere liberi professionisti con regolare iscrizione ai rispettivi albi professionali, con l’intenzione di aprire uno studio. A sua volta anche l’attività per cui si richiede il prestito d’onore dovrà soddisfare alcuni requisiti.

Tra questi troviamo la necessaria sede in Italia dell’attività e l’impegno da parte del richiedente a non cedere l’attività per una durata temporale non inferiore a 5 anni dalla data in cui il finanziamento viene concesso. In questo lasso di tempo, inoltre, il richiedente non potrà stipulare contratti di lavoro a tempo pieno, ma eventualmente potrà svolgere dei lavori occasionali.

Il prestito d’onore per l’apertura della partita IVA prevede un contributo a fondo perduto del 50% di quelle che sono le spese finanziabili già sostenute, è una seconda parte di prestito agevolato con un tasso di interesse che solitamente è pari al 30% di quelli in vigore nel momento in cui il prestito d’onore viene concesso. La durata massima dell’investimento non dovrà superare i 5 anni.

Le date di rimborso saranno non saranno mensili come previsto con i prestiti tradizionali, ma trimestrali. Nelle spese ammissibili troviamo quelle sostenute per l’acquisto di macchinari, attrezzature, allacciamenti, impianti, materiali di consumo, materie prime e canoni di locazione.

prestito con partita iva

Partita IVA con il prestito d’onore

Come spiegato in precedenza, il prestito d’onore permette di aprire una partita IVA, quindi avviare un’impresa, accedendo ad un prestito con condizioni particolarmente vantaggiose. Il prestito d’onore in questo caso deve essere richiesto ai vari enti come comune, provincia o regione. In alternativa è possibile consultare il sito Invitalia.

Il primo passo da muovere dunque, è quello di identificare il bando in grado di soddisfare le proprie esigenze e successivamente compilare in modo corretto tutta la modulistica richiesta. A questo punto sarà necessario presentare il proprio progetto di impresa, ovvero un business plan che andrà esaminato al fine di ricevere la valutazione di fattibilità.

Se la richiesta del prestito andasse a buon fine, sarà necessario preparare parecchi documenti, e per questo motivo si rende indispensabile l’aiuto di un consulente in grado di affiancare il nuovo imprenditore nell’iter del prestito d’onore. Il richiedente, inoltre, sarà tenuto a frequentare obbligatoriamente un corso di formazione della durata di 2 mesi.

Solamente in caso di superamento di tale percorso, si renderà possibile la sottoscrizione del contratto di prestito agevolato. Al momento della richiesta, quindi, la ditta individuale o la società non dovranno essere necessariamente già costituite, ma sarà sufficiente solamente presentare una proposta valida.

Prestiti per artigiani con partita IVA

Il mondo del credito al consumo è in continua evoluzione, e non passa giorno che gli istituti di credito non introducano sul mercato nuovi prodotti in grado di soddisfare le esigenze di diverse tipologie di clienti.

Questo discorso è valido anche per gli artigiani, e chiaramente le finalità sono ben differenti da qualsiasi altro prestito per privati. Stiamo parlando di prodotti rivolti solo ed esclusivamente agli artigiani.

Per questo motivo le spese ammesse per l’ottenimento del credito devono riguardare strettamente l’attività lavorativa svolta dal richiedente del prestito. Questo significa che non sarà sempre possibile accedere ai finanziamenti per artigiani, dal momento che le possibilità di ottenere il credito sono strettamente dipendenti dalla tipologia di progetto che si intende realizzare.

Le spese ammissibili in questi casi, possono chiaramente riguardare l’acquisto di materie prime, di macchinari, oppure di qualsiasi cosa che riguardi la produzione di manufatti.

Ma non finisce qui, perché gli artigiani hanno la possibilità di richiedere questi prestiti anche per sostenere spese che siano finalizzate alla diffusione dei propri prodotti, e di conseguenza per allargare il proprio bacino di utenza. Possono essere quindi finanziate anche campagne di marketing piuttosto che la creazione di un sito web per la vendita di prodotti di artigianato.

prestiti per partita iva

Prestiti per partite IVA

I prestiti per partita IVA nascono con la finalità di permettere anche ai titolari di partita IVA di richiedere un finanziamento. Tradizionalmente infatti, la banca è solita richiedere la busta paga come garanzia necessaria per l’erogazione del credito.

Lavoratori autonomi e liberi professionisti, però, non possono presentare questo tipo di documento per ovvi motivi, ma solamente una dichiarazione dei redditi o modello unico.

Trattandosi di una tipologia di prestito – quello senza busta paga – a più alto rischio rispetto a quelli concessi ai lavoratori dipendenti, la quasi totalità degli istituti di credito applica interessi più alti, e in molti casi anche importi inferiori aspetto ad altri finanziamenti.

Alcune categorie imprenditoriali però, possono accedere ad una serie di agevolazioni che prevedono un accesso semplificato al credito, ma soprattutto a condizioni economiche migliori. In questo caso sarà possibile finanziare una serie di spese legate all’avvio e allo svolgimento delle attività.

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