Ti stai chiedendo qual è il miglior POS esercenti per la tua attività? Allora sei nel posto giusto!
Grazie ad alcune manovre del Governo, ma anche a rinnovate abitudini dei consumatori, i pagamenti elettronici con carta di credito e bancomat si stanno diffondendo sempre più di anno in anno. Anche il fatto che oggi è possibile pagare con uno smartphone, uno smartwatch e alti oggetti sta sicuramente facendo la sua parte.
Proprio per questi motivi, al giorno d’oggi per un negozio è impensabile non essere dotato di un terminale POS esercenti. In questo articolo vedremo nel dettaglio cos’è, i costi, cosa prevede l’obbligo di legge e soprattutto come abbassare le spese per le piccole attività, uno dei tasti dolenti che ancora frena molti esercenti dall’adeguarsi alle attuali normative.
Prima di continuare, abbiamo preparato una tabella con i migliori POS esercenti, le loro caratteristiche e il link al sito ufficiale.
Di seguito, invece, trovi una lista dei migliori POS esercenti del 2022:
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Il POS esercenti è un terminale POS che consente di accettare pagamenti elettronici con carte di credito, prepagate ricaricabili, bancomat, smartphone, smartwatch e altri oggetti.
Dotarsi di un POS esercenti è diventato un obbligo di legge dal 2020, ma a prescindere da tale obbligo si tratta di un servizio irrinunciabile per moltissimi consumatori, quindi non prevederlo significa rinunciare a grosse fette di clientela.
I POS esercenti sono commercializzati in moltissimi modelli, e proposti sia con la formula tradizionale dell’acquisto che con quella del noleggio dietro pagamento di canone mensile. In circolazione dunque possiamo trovare POS mobili con funzionalità elementari, altri più evoluti cordless, ed altri ancora moderni e performanti definiti smart POS, che non possono essere accomunati a dei semplici terminali POS.
Come anticipato il POS esercenti è un terminale POS che ti permette di accettare pagamenti elettronici di qualsiasi natura.
Questo significa che dotandoti di un dispositivo simile avrai la possibilità di accettare transazioni con carte di credito tradizionali, carte di debito, carte prepagate ricaricabili, anche in modalità Contacless, e per questo motivo anche con smartphone, smartwatch, bracciali e anelli NFC ed altri ancora.
Non dotarsi di un terminale di questo tipo al giorno d’oggi non è più proponibile, sia per le nuove abitudini dei consumatori che amano sempre più le suddette modalità di pagamento (soprattutto con smartphone) che per gli obblighi di legge recentemente introdotti. Come vedremo successivamente, infatti, dal 2020 il POS esercenti è diventato obbligatorio per volontà del Governo.
Questo perché a differenza delle transazioni in denaro contante, difficilmente rintracciabili, i pagamenti elettronici sono facili da monitorare.
In parole povere, i terminali POS sono un ottimo mezzo per la lotta contro l’evasione fiscale. Oltretutto dobbiamo segnalare che negli ultimi anni sia i costi dei terminali che quelli delle commissioni sul transato si sono abbassati, diventando più alla portata delle piccole attività commerciali.
Il mercato offre moltissime soluzioni di POS per esercenti per tutte le tasche. Chiaramente il costo dipende sia dal tipo di prodotto richiesto, che dalla formula d’interesse: acquisto tradizionale o noleggio.
Un POS esercenti basilare nelle funzionalità, ovvero che svolge solamente il compito di lettore di carte, parte da poche decine di euro. È questo il caso dei POS mobili.
Questi device si collegano allo smartphone attraverso la connettività bluetooth sfruttandone la connessione internet. I POS mobili sono terminali davvero molto economici, e per molte attività rappresentano la soluzione level entry.
Salendo di prezzo troviamo i POS sensa fili, la cui particolarità è quella di poter funzionare appunto come un telefono cordless. In questo caso la spesa è di poco inferiore ai 100 euro.
Infine troviamo gli smart POS, terminali moderni e completi, ma soprattutto ricchi di funzionalità aggiuntive. Gli smart POS sono dotati di display touchescreen e permettono l’installazione di applicazioni aggiuntive esattamente come avviene con un tablet di ultima generazione. Inutile sottolineare come tutto questo abbia anche un prezzo, sicuramente superiore ai due modelli precedenti: circa 300 euro.
Come anticipato, nel 2020 è entrato ufficialmente in vigore il nuovo regolamento sui pagamenti elettronici. Per questo motivo sono stati introdotti degli incentivi destinati ai commercianti per fornire un aiuto nella transizione, ma anche delle sanzioni per coloro che non intendono adeguarsi alle nuove normative.
A livello teorico l’obbligatorietà del terminale POS per le attività commerciali è attiva dal 2012.
Fu l’allora Governo Monti a iniziare questo percorso, anche se la mancanza di sanzioni ha indotto moltissimi commercianti a ignorare le disposizioni previste.
Il Decreto Legge 124/2019 ha però cambiato le carte in tavola, e dal 2020 sono state introdotte finalmente delle sanzioni, anche se più leggere di come previsto in origine. Per l’adeguamento sono stati previsti 6 mesi.
Ad ogni modo la sanzione destinata a quelle attività commerciali che non rispettano l’obbligo di tenere il POS è di 30 euro + il 4% dell’importo rifiutato.
Grazie all’ammenda dei 30 euro, sostanzialmente l’intero importo dell’incasso rischia di essere annullato soprattutto in presenza di piccole transazioni. Oltre a questo dobbiamo precisare che la sanzione può essere applicata più volte per ogni importo rifiutato con carta.
Questo perché il consumatore ha la possibilità di segnalare la violazione dell’obbligo POS all’Agenzia delle Entrate e, considerando le rinnovate abitudini dei consumatori, sempre più propensi ai pagamenti elettronici, non è da escludere che questa situazione possa verificarsi ripetutamente. Tale obbligo è valido per qualsiasi attività commerciale, dai negozi alle tabaccherie, passando per supermercati, ristoranti e pizzerie.
Ma non sono solamente le attività “fisse” ad essere oggetto dell’obbligo POS, dal momento che le nuove normative riguardano anche gli esercenti che operano in fiere e mercati, dunque gli ambulanti. Tutte queste figure infatti sono tenute al possesso di un terminale POS che possa elaborare transazioni con carte di credito, prepagate ricaricabili e bancomat.
Lo stesso discorso è valido anche per artigiani, liberi professionisti e lavoratori autonomi. Indipendentemente dal regime fiscale adottato, infatti, medici, avvocati, elettricisti, idraulici, parrucchieri, psicologi, terapisti e molti altri ancora sono tutti inclusi tra le categorie dell’attuale normativa, compresi i tassisti.
Nonostante questo però dobbiamo fare una precisazione.
L’intento del legislatore, infatti, non è assolutamente quello di punire l’eventuale assenza di un terminale POS, bensì il potenziale rifiuto della transazione con carta, che come abbiamo detto può portare alla segnalazione del cliente all’Agenzia delle Entrate.
Il Governo però non ha previsto solamente sanzioni per chi si comporta “male”, ma anche incentivi per chi si adegua alle nuove disposizioni.
Tra i principali incentivi troviamo quello dello sconto del 30% sulle commissioni, recuperabili dal credito d’imposta. Si tratta di un “premio” oggettivamente da non trascurare, dal momento che una delle principali obiezioni mosse dai commercianti in merito all’obbligatorietà del terminale POS riguarda proprio il costo di gestione, e non tanto la possibile evasione fiscale.
Il pagamento POS esercente significa che il cliente anziché utilizzare il denaro contante per il pagamento dei prodotti o servizi venduti, ricorre alle carte di credito, prepagate ricaricabili o carte bancomat.
Si tratta dunque di una forma di pagamento elettronico che offre benefici ad entrambe le parti in gioco, commerciante e consumatore. Dalla parte dell’esercente, infatti, avere un POS significa raggiungere un maggior numero di clienti.
Dall’altra parte della barricata troviamo invece i consumatori, sempre più abituati all’utilizzo di carte di credito e smartphone per pagare, e che oramai hanno compreso la comodità di tali strumenti anche per pagamenti di piccoli importi.
Il funzionamento di un pagamento POS esercente è piuttosto semplice. Il commerciante infatti dovrà digitare l’importo della transazione sul terminale.
A questo punto il cliente dovrà effettuare il pagamento secondo uno dei modi previsti: strisciata della carta per utilizzare la banda magnetica, o in alternativa l’inserimento della carta nella fessura apposita del terminale, o infine attraverso il semplice avvicinamento della carta al POS per sfruttare la modalità Contactless, possibile tra l’altro anche con gli smartphone NFC.
In quest’ultimo caso, per importi fino a 25 euro, non è richiesto PIN.
Quello delle commissioni POS esercenti può essere considerato come il tasto dolente di questo utile e pratico sistema di pagamento. Le commissioni per il commerciante chiaramente rappresentano un costo che va ad erodere il margine sulla vendita, in alcuni casi già risicato.
Questo è uno dei motivi per cui è necessario prestare la massima attenzione nella scelta del prodotto più consono alla propria attività.
Nonostante questo, però, dobbiamo precisare che negli ultimi anni le commissioni sono calate, e non mancano le offerte da parte di società di gestione di pagamenti che agevolano ulteriormente i loro clienti a seconda del loro transato annuo.
Oltre a questo, come spiegato in precedenza, anche il Governo stesso per incentivare i pagamenti elettronici ha varato il recupero del 30% delle commissioni tramite il credito d’imposta.
Il modo corretto di procedere comunque è quello di valutare più proposte del mercato, sia da parte delle banche che delle società di gestione dei pagamenti. L’importo delle commissioni varia anche a seconda della formula prescelta, se acquisto del terminale o noleggio dietro pagamento di un canone mensile.
Ad ogni modo, possiamo fornire un range percentuale, compreso tra lo 0,5% e il 3% della transazione.
Un terminale POS è collegato telematicamente con il centro di elaborazione pagamenti di un istituto che offre questo tipo di servizio.
Questo è necessario per autorizzare la transazione dei pagamenti effettuati con carte di credito e bancomat, e successivamente perché venga trasferito l’importo del pagamento sul conto corrente dell’esercente. I menù visualizzabili a display dei terminali POS riportano tutta una serie di informazioni.
Una in particolare assume una certa importanza, ovvero il codice esercente POS. Chiaramente il modo per reperire tale informazione varia a seconda del modello di POS utilizzato, ma la dicitura che identifica il codice sarà sempre la medesima: Eser. Si tratta di un codice di 15 cifre che ha lo scopo di identificare in maniera univoca l’esercente all’interno del circuito di pagamento.
Nel momento in cui la transazione di pagamento viene accettata dalla banca, il terminale POS potrà emettere la ricevuta in duplice copia, una per la conservazione da parte dell’esercente, e una come promemoria per il cliente.
Alcuni terminali POS sono già dotati all’origine di una stampante termica apposita, mentre per altri è prevista l’installazione di una stampante esterna.
Anche se quello della ricevuta cartacea è un’abitudine destinata a scomparire nel tempo, perché sempre più clienti richiedono l’invio di quella digitale su smartphone (tra l’altro scelta ecologica), l’esercente è comunque tenuto alla sua conservazione per un periodo di almeno 18 mesi.
Questo perché potrebbero essere effettuati dei controlli sulle transazioni, e in assenza di ricevuta il commerciante potrebbe incorrere nello storno.
Se per una grande attività commerciale le spese legate alle commissioni dei terminali POS potrebbero non incidere in maniera significativa, per i piccoli esercenti il discorso cambia.
Come spiegato in precedenza, infatti, proprio quella delle commissioni è la principale obiezione mossa da moltissimi commercianti che vedono erodersi ulteriormente i già ristretti margini.
Ad onor del vero negli ultimi anni le commissioni sono calate, anche perché le proposte del mercato sono cresciute esponenzialmente. Sono moltissime, infatti, le soluzioni ritagliate su misura delle varie attività commerciali in grado di dare un taglio ai costi di gestione di un terminale POS. In alcuni casi ad esempio la scelta migliore è quella dell’acquisto, priva di costi fissi.
Con la formula del noleggio, infatti, l’esercente dovrà affrontare il pagamento di un canone mensile, inclusivo del costo del terminale e dell’eventuale assistenza. Attraverso l’acquisto invece, una volta pagato il prezzo del dispositivo, gli unici costi da affrontare rimangono appunto quelli delle commissioni.
In questo modo è possibile pagare solamente quando il terminale viene effettivamente utilizzato.
Alcune società di gestione, inoltre, propongono prodotti con percentuali di commissioni differenti a seconda del transato annuo. Si tratta di una soluzione incrementale, che vedrà l’aumento delle commissioni solamente oltrepassata una determinata soglia di fatturato generato da terminale.
Altre formule invece prevedono l’esatto opposto, ovvero la diminuzione delle commissioni oltrepassata una precisa soglia di transato.
Anche il Governo ha varato delle misure che consentono all’esercente di risparmiare sulle commissioni. Nella fattispecie parliamo dello sconto del 30% sulle commissioni, recuperabile attraverso il credito d’imposta. Negli ultimi anni, inoltre, da più parti arrivano richieste specifiche in merito alle commissioni, ovvero quelle di eliminarle o quanto meno ridurle in maniera significativa per i piccoli importi.
Molto spesso infatti sono proprio le piccole transazioni ad essere viste di cattivo occhio dai commercianti, e il motivo è facilmente intuibile.
Sui piccoli importi i margini sono davvero ristretti, e vederli ulteriormente erosi dalle commissioni non è piacevole. Probabilmente eliminare questo costo per le transazioni di importi modesti produrrebbe finalmente l’effetto sperato, ovvero un abbandono graduale del contante.
Questo passaggio è assolutamente necessario, perché il denaro contante permette molto spesso un’evasione fiscale anche piuttosto semplice. Con i pagamenti elettronici il discorso cambia, perché ogni transazione viene registrata, e per questo motivo è facilmente tracciabile per eventuali controlli fiscali futuri.
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