Stai cercando informazioni relative alle migliori banche italiane? Sei nel posto giusto!
In questa guida scoprirai quali sono le migliori sul mercato, una breve recensione per ognuna di esse, quali sono gli indicatori che devi utilizzare per determinare la solidità della banca, cosa valutare per determinare i rischi e come fare a scegliere la banca giusta per te.
Di seguito trovi una tabella nella quale sono state inserite le migliori banche italiane del 2022, le loro caratteristiche e il link al sito ufficiale.
migliori banche italiane
Di seguito, invece, trovi una lista delle migliori banche online italiane (e non) disponibili nel 2022:
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Illimity Bank è un gruppo bancario guidato da Corrado Passera che nel suo passato ha guidato Gruppo Ambroveneto, Poste e Banca Intesa oltre ad essere stato ministro delle Finanze.
L’istituto nasce con l’intento di essere una banca moderna ed innovativa e opera acquistando e vendendo crediti NPL in affiancamento alla sua attività bancaria. Inoltre, finanzia imprese ad alto potenziale. La banca è nata solo nel 2019, per cui gli esami del bilancio non sono fondamentali.
Il suo CET1, comunque, è al momento pari al 18,3%. La cosa più importante da notare è il modo in cui opera: si basa sulla snellezza, non avendo filiali e utilizzando i sistemi più moderni e questo gli consente di poter lucrare il margine di interesse.
Spendendo il nome dei suoi dirigenti ha l’esperienza e le conoscenze per concludere importanti operazioni anche con gli NPL, come la recente operazione con Unicredit per acquisto dei crediti in sofferenza e la rivendita parziale a Banca Ifis. Le potenzialità sono vaste da verificare con i dati di bilancio dei prossimi anni. Intanto si può approfittare dei tassi offerti ai nuovi depositanti.
Banca Widiba è la banca digitale del Gruppo MPS che offre servizi di qualità e completi come una banca tradizionale. Tra questi ha anche una rete di consulenti finanziari che sta raccogliendo bene anche in questo periodo difficile. Il suo CET1 è pari a 21,88%, ad ottimo livello rispetto alle concorrenti.
C’è da pensare che la costituzione della banca è piuttosto recente, è nata infatti nel 2014 e, anche per questo, non ha ancora grandi masse di crediti in sofferenza. La nota negativa della banca è l’appartenenza al gruppo MPS, che sta ancora attraversando in questi giorni questioni relative alla compravendita dei suoi crediti deteriorati e che si vedrà togliere l’aiuto statale alla fine del 2021.
Widiba, in ogni caso, difficilmente subirà ripercussioni da questo, visti i suoi risultati positivi, ma potrà essere un fonte di finanziamento attraverso una compravendita in caso di necessità. La strada che sta percorrendo la banca le sta permettendo di perseguire importanti risultati economici e, continuando in questo modo, potrà continuare ad ottenerli.
Esaminando il bilancio, infatti, si vede come il suo utile deriva da una differenza di interessi attivi e passivi e quindi dall’attività tipica di un istituto di credito. Al momento, quindi i soldi che affidi a questa banca sono messi in buone mani.
Come riferimento della solidità dei gruppi bancari il primo indicatore da valutare è sempre il Cet1. Si tratta di un indicatore sul quale le banche devono porre l’attenzione per rispettare i dettami delle norme comunitarie che mirano a mantenere al sicuro il denaro dei correntisti e dei depositanti.
Si tratta di un rapporto tra il patrimonio della banca costituito dalle azioni in circolazione, utili non distribuiti e riserve patrimoniali, e gli impieghi della banca, che sono ponderati secondo il grado di rischio di insolvenza degli stessi.
Per questo motivo, quando questo indicatore scende sotto la percentuale richiesta dalla BCE, viene richiesto un aumento di capitale per andare a portare nuovamente in area sana lo stesso indicatore.
Pensando quindi in termini da consumatori, più alto è il Cet1, più grande è l’ammontare di patrimonio che va a garantire il possibile peggioramento nella riscossione dei crediti da parte degli istituti di credito. È questo stesso indicatore quello messo alla prova nel momento in cui i gruppi bancari vengono sottoposti ai cosiddetti stress test.
Questi sono delle simulazioni attraverso le quali si mira a stabilire la capacità delle banche di reggere a crisi economiche durante le quali, tipicamente, si incrementano le insolvenze da parte dei debitori.
Altro elemento facile da reperire da tenere in considerazione è il margine di interesse, con il quale si valuta in cifre nel conto economico del bilancio, la differenza tra interessi attivi, cioè quelli che la banca ottiene dai suoi debitori per i mutui e i prestiti concessi, e interessi passivi, cioè quelli che paga ai depositanti.
Questo margine è quello che deve determinare, nella normalità della gestione bancaria, il suo utile. Infatti, anche se un istituto è in utile ma si vedono delle difficoltà nel margine di interesse, vuol dire che il profitto non è derivato dalla gestione tipica ed è da valutare la possibilità per l’istituto di mantenere le condizioni che l’hanno portato all’utile.
Da parte dell’investitore che cerca opportunità attraverso depositi vincolati offerti dalle banche ma anche attraverso altri strumenti, come certificati sulle azioni degli istituti di credito, bisogna capire i motivi che fanno sì che la banca offra rendimenti interessanti.
In alcuni casi, si tratta di una volontà di raccogliere molto denaro per poterlo investire in modo migliore di quello fatto fino a quel momento, per diminuire i crediti deteriorati o sostituirli con crediti con rating migliore. In questo caso ci possono essere difficoltà nella gestione della banca ed è meglio essere prudenti.
Il motivo può essere invece quello di voler incrementare le erogazioni disponendo di clienti con buon rating in un momento in cui la banca si è già impegnata e può aver necessità di denaro fresco da poter prestare.
Questo per quanto riguarda i depositi, che possono voler significare un prestito a tassi inferiori rispetto ad altri ottenibili da altri istituti di credito e che possono essere impiegati per crediti a breve termine a tassi particolarmente alti (si pensi al tasso applicato alle carte revolving).
Nella valutazione della solidità di una banca sarà senza dubbio opportuno dare un’occhiata al Cet1 e al margine di interessi del gruppo bancario, ma anche a chi si rivolge la banca come platea di debitori per pensare come verranno impiegati i tuoi denari.
Una misura prudenziale che è sempre efficiente è quella di cercare di diversificare tra i vari istituti di credito, scegliendo solo quelli che hanno la garanzia del fondo interbancario, in modo da non superare per il singolo istituto i 100.000 euro di deposito.
Anche se hai un cifra inferiore da investire, comunque, è meglio cercare di dividere tra più istituti i tuoi risparmi, per evitare situazioni di inaccessibilità a soldi che ti possono servire.
Unicredit è una banca storica che deriva dalla fusione dei gruppi Credito Italiano e Unicredito. Oggi è la seconda per quota di mercato in Italia e durante la sua storia ha dovuto superare diverse crisi a partire dal 2008, che ha affrontato con aumenti di capitale.
Per superare uno degli ultimi periodi di difficoltà ha venduto il suo fiore all’occhiello Fineco, di cui ora non detiene più azioni. Si sta ristrutturando attraverso chiusura di filiali, che, oggi, sono diventati costi difficili da sostenere per qualsiasi istituto, con la concorrenza sui costi su cui si sta orientando il settore.
Il suo CET1 è del 13,22% e ora la banca sembra abbastanza forte per mantenere la sua indipendenza. Un paio di anni fa c’erano voci di acquisizione da parte di Societe Generale, ora scomparse. Le notizie fanno capire, invece, la sua volontà di essere un player importante nel panorama italiano e autonomo e rimane l’unico istituto che va a contrastare la posizione di Intesa in Italia.
Quest’ultima si sta fondendo con Ubi Banca e ora sembra ci possa essere un’operazione simile anche tra Unicredit e Banco BPM, ma per il momento sono solo voci. Anche Unicredit in questo momento è impegnata in operazioni di offerta per acquisire nuovi clienti e la sua storia e la sua solidità fanno guardare a questa realtà con fiducia.
Banca Ifis è focalizzata sul finanziamento alle imprese e si è concentrata sui crediti NPL. I servizi ai privati, così, sono interessanti solo al fine di raccogliere denaro da impiegare per il suo obiettivo principale. Grazie alla questa scelta si è strutturata già diversi anni fa in modo molto più snello rispetto alle banche tradizionali.
I risultati del 2019 sono stati buoni anche se in calo rispetto all’anno precedente. Il suo CET1 si è attestato attorno all’11%, più che sufficiente per i parametri europei.
Da considerare anche il fatto che per questa banca il lato raccolta non è determinato dall’apertura di conti correnti, come la maggior parte delle banche, ma attraverso assicurazioni e depositi vincolati e non, grazie ai quali riesce a gestire meglio i tempi di cui necessita per dare credito alle imprese e attingere per ridistribuire agli investitori.
Il periodo del coronavirus ha rallentato molto l’operato di questa banca che ha visto i suoi clienti imprese più incerti su investimenti futuri e si è trovata nell’impossibilità di proseguire le procedure per pignoramento verso i debitori dei crediti in sofferenza. Nonostante questo ha dato un segnale molto positivo acquistando Npl da Illimity Bank per 266 milioni di euro.
CheBanca! è la banca di Mediobanca nata come banca online e oggi dedicata agli investimenti e ai risparmi. Sono presenti sul territorio alcuni uffici dedicati soprattutto alla consulenza.
Il CET1 di Chebanca! da sola non è significativo, poiché questa costituisce solo il lato raccolta del gruppo mentre gli impieghi sono fatti da altre società del gruppo. Diventa così più significativo il CET1 a livello di gruppo, che si attesta al 16,1%.
È comunque interessante questa dinamica, poiché in questo modo si ha la sicurezza che il gruppo non potrà rinunciare a questo istituto di credito: per farlo sarebbe necessario provvedere ad una forte ristrutturazione che non potrebbe passare inosservata ai clienti.
L’intento è quello di tenere la parte innovativa e digitale dal lato risparmi e investimenti, lasciando al rapporto personale soprattutto la parte impieghi, che si identifica quasi completamente in un’altra società del gruppo: la Compass. Quest’ultima opera nel credito al consumo e nella cessione del quinto, con le quali si ottengono redditività interessanti e che permettono di essere allo stesso tempo stabili e attirare nuovi capitali.
Webank è il marchio online del gruppo BPM ed è in vita dal 1999. Si occupa sia di conti correnti che di trading, che di mutui e finanziamenti. I suoi dati societari sono così quelli del gruppo stesso, che vedono il suo CET1 ad un livello del 13% circa.
La banca ha scelto di offrire questa soluzione a chi non necessita di interazione con lo sportello ma vuole unicamente avere i servizi bancari online.
In questo modo può offrire servizi bancari a costo quasi zero lucrando sugli interessi ricavati da mutui e finanziamenti offerti tramite lo stesso canale, con pochi costi fissi, non disponendo di filiali. La sua completa integrazione con il Banco Popolare di Milano fa sì che i depositi e i conti correnti siano totalmente garantiti dallo stesso istituto.
Dal bilancio consolidato emerge una diminuzione del margine di interesse, anche se il risultato economico totale è stato molto in crescita rispetto all’anno precedente, motivo per cui si intravedono operazioni straordinarie imputabili più a costi straordinari del 2018 che a ricavi straordinari del 2019.
La banca così si assesta ad un livello medio tra le banche tradizionali anche dopo i vari passaggi di fusioni ed acquisizioni che l’hanno vista protagonista negli anni passati.
Le stesse considerazioni su Webank possono essere fatte per Banco Bpm, che comprende le attività tradizionali della Banca Popolare di Milano. Anche questo marchio ha la sua versione online tramite Youapp, derivata dall’acquisizione della Banca Popolare di Novara.
Oggi Bpm racchiude molte banche popolari che per fusioni successive sono entrate a far parte di questo istituto. Ad ogni modo, il CET1 è attorno al 13% e questo è un buon risultato.
Se guardi al valore della sua azione, vedi come il titolo abbia sofferto più delle altre banche del tracollo da coronavirus e faccia più fatica a riprendersi, anche per effetto della fusione tra Intesa e Ubi Banca, che fa porre domande sul suo futuro.
Questa è però una domanda più da azionisti che non da correntisti, poiché, comunque, per questi ultimi, le condizioni non potranno essere cambiate se non per passi successivi e non in presenza di vincoli, ma solo nel momento in cui entrambe le parti sono libere di agire restando oppure no nella relazione.
Sicuramente non si è concentrata sull’innovazione, avendo già a sua disposizione Webank per questa categoria di utenti e deve affrontare tutti i problemi delle banche tradizionali con l’aggravante di essersi ritrovata sportelli moltiplicati dalle numerose fusioni che l’hanno vista protagonista negli ultimi anni.
Ubi Banca è nata nel 2007 dalla fusione di Banche popolari unite e Banca lombarda e piemontese. Al suo interno trova spazio una delle più migliori banche italiane online, IWBank, che ha una rete importante di consulenti che sviluppa il portafoglio di questo istituto.
Il suo Cet1 si aggira attorno all’11%. Ubi Banca è nelle notizie da qualche mese a questa parte per la fusione che la vedrà scomparire ed essere incorporata in Banca Intesa. Questa fusione, che si sta concretizzando, vedrà il ritiro del titolo Ubi Banca dal 18 settembre, mentre gli azionisti possono aderire all’offerta di pubblico scambio per convertire le loro azioni in azioni Intesa.
Questo è il primo gruppo italiano per quota di mercato, pertanto, per quanto riguarda i clienti, si presume un vantaggio in termini di solidità del partner finanziario che si troverà di fronte. Sicuramente con il tempo sarà da valutare il nuovo assetto con cui si presenterà sul mercato e la direzione verso cui vorrà andare, ma si può già vedere un primo gruppo bancario diventato ancora più forte.
IBL Banca nasce come ente erogatore di prestiti tramite cessione del quinto, settore tradizionalmente con un minor grado di insolvenze rispetto ad altre tipologie di prestito.
Si è trasformata in banca nel 2004 ottenendo così accesso alla raccolta diretta che si è sostanziata in particolare nell’offerta di depositi, sviluppando anche la parte di prestiti personali. La sua offerta si sostanzia quindi dal lato famiglie sia come raccolta che come impieghi mantenendo ottimi risultati.
La sua partnership con Net Insurance, leader nella copertura assicurativa di cessione quinto e prestiti personali a favore di banche e finanziarie si sta rafforzando e, proprio in questi giorni, la banca ha incrementato la sua quota azionaria in questa assicurazione.
Dall’altra parte, sempre in questo periodo, sta lanciando la sua piattaforma digitale per la richiesta online da parte dei privati di finanziamenti, avviando in questo modo la sua digitalizzazione.
Questa andrà a rafforzare la capillarità del lato impieghi per i quali dispone già di un’ottima rete agenziale e della presenza delle sue filiali sul territorio. Il Cet1 della banca si attesta attorno al 17%, testimoniando la sua solidità e dando sicurezza a chi affida a lei i suoi risparmi.
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