Stai cercando informazioni sugli ETF sul petrolio? Sei nel posto giusto!
In questa guida scoprirai cosa sono gli ETF sul petrolio, quali sono le loro principali caratteristiche, i vantaggi, quanto è possibile guadagnare con gli ETF petrolio, quali scegliere e comprare e quali sono le migliori piattaforme da utilizzare per investire in ETF sul petrolio.
Di seguito trovi una tabella nella quale sono state messe a confronto le principali caratteristiche dei migliori broker per investire in ETF petrolio, qual è la nostra valutazione ed il link al sito ufficiale.
Investire in titoli e altri strumenti finanziari comporta sempre il rischio di una perdita di capitale
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Di seguito, invece, trovi una lista dei migliori siti dove comprare i ETF sul petrolio:
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Oggi il petrolio è arrivato ai minimi e quando si è in questa situazione viene spontaneo chiedersi come si possa provare a guadagnare qualcosa, visto che si presume il suo corso sia destinato a risalire. Uno degli strumenti che si può utilizzare è l’ETF.
ETF è l’acronimo di Exchange Traded Fund, uno strumento che è un fondo cosiddetto passivo, poiché una volta agganciato ad altri strumenti, segue semplicemente il loro corso.
Gli ETF fanno parte della famiglia degli ETP (Exchange Traded Products) tra i quali ci sono sia gli ETF che gli ETC (Exchage Traded Commodities) ed è proprio a questi ultimi che appartiene in modo specifico l’ETF sul petrolio, poiché riguarda una materia prima.
Tutto quello che ha a che fare con petrolio e aziende petrolifere può essere considerato una strada per investire in questo ramo. Puoi così trovare sia strumenti che fanno riferimento:
Tutto riconduce sempre all’oro nero, che vive anche una certa correlazione inversa con il dollaro proprio come fa l’oro vero e proprio. Oltre alle questioni contingenti di crollo dei prezzi dovute all’emergenza Covid che abbiamo vissuto, occorre considerare che il petrolio e i suoi derivati sono sempre più sotto accusa dal punto di vista dell’inquinamento e del riscaldamento globale.
Per questo un approccio con un orizzonte temporale eccessivamente lungo non è consigliabile, ma, certamente, rimanendo guardinghi si può azzardare qualche piccola speculazione di breve periodo.
Se per speculare intraday sono maggiormente consigliabili altri prodotti, gli ETF hanno i loro vantaggi nella contrattazione e se si vuole puntare un po’ più forte, sono disponibili anche i prodotti a leva, almeno per coloro che per esperienza e per loro caratteristiche di conoscenza e di patrimonio possono utilizzarli.
Per contro, se si vuole investire senza dover trasformare questo in un’attività in cui occorre verificare ogni singolo istante cosa succede sul mercato, un ETF non a leva può essere una soluzione opportuna per guadagnare con poco impegno qualche soldo da questa congiuntura così sfavorevole da altri punti di vista.
Gli ETF, quindi, sono prodotti che si agganciano alla valutazione di un prodotto o di un insieme di prodotti sottostante e il cui prezzo varia in conseguenza a questo.
Una volta istituiti, gli ETF sono prodotti che hanno la loro propria quotazione in borsa e si possono trovare diverse case di gestione che li emettono; ognuno di loro è caratterizzato da una sigla detta ISIN che vale a livello mondiale per identificare esattamente quel particolare prodotto.
Prendiamo un EFT sul petrolio, nel senso che prendiamo un prodotto che è agganciato a quella che è la quotazione del greggio, ovvero del suo future con più prossima scadenza. Se il valore del petrolio sale, salirà anche il valore dell’ETF in modo proporzionale, questo almeno in un mercato perfetto.
Anche se l’ETF è correlato in modo strettissimo al valore del barile, è dotato anche di sua vita propria, poiché è quotato in borsa e, come ogni altro strumento quotato in Borsa, il suo valore è determinato dall’incontro della domanda e dell’offerta.
Se il petrolio aumenta di valore, chi è interessato all’ETF sul petrolio, in linea di massima, sarà disposto a pagare per quel prodotto una cifra superiore poiché presume che salga di valore e chi lo vende pretenderà una cifra maggiore per concludere la transazione.
Da questo deriva la correlazione e il fatto che anche il prezzo dell’ETF è destinato a subire lo stesso destino di quello del petrolio. Questo avviene nel momento in cui il mercato che ha l’ETF è simile, come numero di transazioni, a quello che ha il petrolio.
Se, invece, il mercato dell’ETF è poco liquido, come si dice in gergo, l’ETF subirà ugualmente le variazioni, ma queste saranno meno lineari e meno prevedibili poiché saranno maggiormente dipendenti dalla volontà dei possessori delle quote di ETF.
Un’altra questione da considerare quando si parla di greggio e di ETF ad esso correlati è il fatto che la sua quotazione è espressa in dollari, che è il motivo della sua correlazione inversa rispetto al corso del dollaro.
Per uno statunitense, questo non avrebbe un grande impatto, ma per un europeo questo ne può avere, poiché occorre tener conto anche del rischio di cambio generato comprando un ETF emesso in dollari.
Se capita, infatti, che il petrolio si apprezzi e il dollaro si deprezzi si può verificare una diminuzione del proprio profitto dovuta proprio al cambio valutario.
Si può così decidere di investire in ETF che siano espressi in euro ma, in questo modo, non cambia di molto la sostanza, poiché ufficialmente il greggio rimane sempre quotato in dollari, ma ci si rende conto immediatamente dell’apprezzamento o del deprezzamento che si è subito.
In alternativa si può cercare di investire comprando e vendendo direttamente in dollari e rimandare il cambio in euro a tempi più favorevoli alla valuta.
In tutto questo, dovremo fare i conti anche con la tassazione, poiché, andando ad investire capitali all’estero e comprando e vendendo prodotti stranieri, sarai sottoposto ad una tassazione maggiore e, in ogni caso a doveri di dichiarazione almeno per importi superiori ai 5.000 €.
Sotto questa cifra, d’altronde, sarebbe difficile pensare di investire almeno se effettivamente si tratta di un orizzonte temporale di lungo periodo e senza leva. Per la speculazione, infatti, sono più indicati altri prodotti. Questi hanno il vantaggio di poter essere negoziati con un dossier titoli che ti permetta di tradare nella borsa dove sono quotati.
Ci sono ETF sul petrolio che sono quotati alla Borsa Italiana e, quindi, questi possono essere acquistati con qualunque dossier titoli associato ad un conto corrente aperto in una banca italiana o con sportelli in Italia. Questa semplicità probabilmente ripaga da qualche costo in più che si deve affrontare.
Il vantaggio principale nell’investire con gli ETF è che non si può perdere un maggior valore di quanto si è investito e il prodotto non viene venduto per margin call come succede in altri prodotti speculativi. Ugualmente, puoi trovarti a moltiplicare l’andamento favorevole grazie ai prodotti a leva.
Quanto si può guadagnare operando con questi strumenti dipende, di conseguenza da tre grandezze:
Come detto prima, il calcolo come non è perfettamente matematico tra valore dell’ETF e valore del barile, allo stesso modo non sarà perfetto tra barile moltiplicato per la leva e valore dell’ETF finale. Considerando, però, un ETF sufficientemente liquido si può azzardare una buona approssimazione.
Se esamini l’andamento del petrolio, vedi che il picco più alto è stato poco prima del disastro del 2008 dei mutui subprime in cui il prezzo si aggirava attorno ai 150 $ a barile. Oggi vale poco più di un quinto e in questi 12 anni non è mai tornato a quei livelli.
Si evidenzia una resistenza tra i 110 e i 120 $ a barile terminata nel febbraio 2015 e nello stesso anno ha stabilito un supporto attorno ai 30 $ a barile, supporto che è stato sfondato negli ultimi mesi. Per questo ora che il prezzo è tornato sopra i 30$ si presume continuerà la sua ascesa. Fino a dove potrà arrivare non è certo.
L’analisi tecnica suggerisce che la nuova resistenza è tra i 60 e i 70 $, ma questo è quanto si può dedurre come tendenza. Occorre prestare attenzione a tutta quella che è l’analisi fondamentale.
Il prezzo del barile, infatti, anche se molto correlato al dollaro, al fermo dell’economia, che sembra stia riprendendo e questo lo spinge in alto, è molto influenzato anche da quella che è la politica ambientale e tutto quello che Greta Tunberg e movimenti similari possono comportare su scelte alternative al petrolio.
Tornando al nostro esempio, con leva uno, comprando oggi un ETF sul petrolio, potrei vederlo raddoppiare di prezzo in qualche tempo. Se lo voglio acquistare a leva, basta raddoppiare il valore della leva. Il risultato va moltiplicato per i denari che hai investito.
Questo è quello che si può dedurre come guadagno massimo ipotizzabile. Quando si parla di investimenti in fondi comuni, oppure in ETF, guadagnare un 20% in un paio di mesi è un risultato più che soddisfacente, per cui, in questi termini, anche senza doversi buttare su un prodotto a leva si può presumere che sia un buon momento per investire.
Gli ETF sul petrolio possono avere piccole differenze tra loro, almeno se stiamo parlando degli ETF che fanno riferimento esattamente al prezzo della commodity e non ad azioni di compagnie petrolifere o altro.
Quello che li differenzia di più è la loro liquidità. Questa dipende da quanti scambi giornalmente avvengono sul mercato.
Per una maggiore facilità di investimento, facciamo riferimento a ETF scambiati sulla borsa italiana, e che quindi potranno essere negoziati dalle 9.00 alle 17.30 dal lunedì al venerdì con un dossier titoli da aprire presso un istituto bancario.
Nella scelta di quale istituto è importante valutare la possibilità di poter accedere in autonomia alla borsa (cosa che avviene ormai con quasi tutte le home banking) e alla piattaforma che mette a disposizione la banca.
Le più evolute banche italiane sono Iw Bank, Banca Sella e Fineco, con le quali si può aprire un conto corrente trading a distanza e operare con vari strumenti. Se non si è interessati solamente agli ETF ma anche ad altri prodotti, sarà opportuno verificare che sia possibile compravenderli tutti per non dover aprire molti dossier titoli.
Ad esempio Iw Bank non mette a disposizione CFD, ma offre accesso completo ai mercati americani mentre Banca Sella e Fineco offrono anche CFD. I costi delle operazioni variano da un intermediario all’altro e a questi va sommato anche il costo della piattaforma se non viene raggiunto un minimo di operazioni richieste per evitare l’addebito.
Uno degli ETF sul petrolio più tradati è Wisdomtree Wti Crude Oil, GB00B15KXV33 che è un ETF senza leva che segue il prezzo del barile in modo molto ravvicinato, è scambiato in Borsa Italiana ed è in dollari.
Un’alternativa di una validissima casa di gestione è quella di Invesco, casa americana, in cui il prezzo dell’ETF è leggermente in ritardo rispetto agli altri e per questo potrebbe essere una buona opportunità. Si tratta di Invesco DB Oil Fund, un po’ meno liquido, il cui ISIN è US46140H4039, negoziato alla Borsa di New York.
Per tradarlo facilmente, il modo più veloce è quello di rivolgersi alla propria banca per acquistarlo o direttamente ad Invesco che dispone di uffici anche in Italia e ha molti fondi comuni di investimento trattati dalle banche, per cui sarà semplice trovare una soluzione.
Per chi vuole speculare si può affidare a Vontobel con il suo ETF a leva 7 sul petrolio il cui Isin è DE000VN9AAT8. Si tratta di un ETF negoziato alla borsa italiana per cui non ci saranno particolari difficoltà nell’acquistarlo.
Queste indicazioni sul petrolio e sugli ETF possono essere preziose per chi ha già una posizione aperta ed è sufficiente collocarsi sulla propria piattaforma di trading per valutare se seguirle o meno e buttarsi.
Per chi dovesse ancora aprire un conto adatto, una posizione che gli permette di operare, può essere un motivo per essere pronto per la prossima occasione di trading che può capitare, almeno se pensa che la sua strada possano essere gli ETF.
Magari lo rendono maggiormente tranquillo per le regole che governano gli strumenti, oppure per il fatto che sono trattati dalle Borse ufficiali, perché sono situati o possono essere trasferiti e situati in conti correnti che sentiamo più nostri di un account internet, perché in fondo non sono tanto lontani da quei fondi comuni di investimento che da trent’anni ci propinano in banca, ma con costi di gestione nettamente inferiori.
Se questa è la tua strada, cioè una speculazione un po’ più blanda e un’attività più ridotta rispetto a quella che ti chiedono molti broker. Si tratta di voler guadagnare in modo più lento e con minori rischi. Non si vuole emettere un giudizio, è un modo diverso di guadagnare che corrisponde ad una propensione al rischio differente.
Quando si sceglie un prodotto spesso si pensa di dover decidere razionalmente quello che è il migliore dato il momento o data la nostra disponibilità finanziaria, ma non è questo il punto chiave.
Quello che ci spinge ad optare per un prodotto o per un altro è quanto è grande il nostro coraggio e quanto è il nostro sangue freddo quando vediamo dileguarsi i nostri soldi anche solo ipoteticamente, poiché fino a quando non viene effettuata la vendita la perdita non è contabilizzata nel nostro account e non abbiamo effettivamente perso nulla.
Con gli ETF ci sono un po’ meno sbalzi, almeno per quelli non a leva, e possono essere adatti anche a cuori meno impavidi o a persone che si sentirebbero troppo male se perdessero quei soldi tanti o pochi che siano. La tranquillità e la serenità sono due questioni che vengono prima del guadagno.
Esiste chi vive guadagnando solamente dall’attività di trading, ma questi, in genere, sono persone che fanno il mestiere del trader da molto. Tutti possono imparare, ma non tutti devono imparare. Per questo, per alcuni, è meglio un prodotto meno lucrativo ma che abbia bisogno di meno training per poter essere utilizzato.
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