Stai cercando informazioni sugli ETF sulla Cina? Sei nel posto giusto!
In questa guida scoprirai cosa sono gli ETF sulla Cina, quali sono le loro principali caratteristiche, i vantaggi, quanto è possibile guadagnare con gli ETF sulla Cina, quali scegliere e comprare e quali sono le migliori piattaforme da utilizzare per investire in ETF sulla Cina.
Di seguito trovi una tabella nella quale sono state messe a confronto le principali caratteristiche dei migliori broker per investire in ETF Cina, qual è la nostra valutazione ed il link al sito ufficiale.
Investire in titoli e altri strumenti finanziari comporta sempre il rischio di una perdita di capitale
Il 67% dei conti degli investitori retail perde denaro negoziando CFD con questo fornitore.
Di seguito, invece, trovi una lista delle migliori piattaforme dove comprare ETF Cina:
Hai della liquidità e vorresti investirla su uno strumento finanziario cercando di guadagnare qualcosa? Puoi pensare ad acquistare un ETF. Questa è la sigla di Exchange Traded Fund, attraverso cui vai ad investire su un indice di un determinato settore o di un determinato Stato.
Investendo su un indice anziché su uno specifico titolo avrai il vantaggio della diversificazione e in un certo senso di un ribilanciamento, poiché l’indice, per essere composto, ha delle regole al suo interno che, in generale, fanno sì che la scelta sia rivolta ai migliori titoli di un certo comparto o per performance, o per liquidità o per capitalizzazione.
Se un titolo non rispetta più questi criteri viene estromesso e, contemporaneamente, non farà più parte della tua rosa di investimenti. Si ha così un buon ribilanciamento automatico. Il modo di acquistare un ETF non è diverso da quello con cui puoi acquistare un azione: ci si rivolge sempre al mercato borsistico cui si accede con un normale dossier titoli e viene quotato in continuo.
Se, infatti, il fondo viene costituito con compravendita fisica o sintetica dei titoli che compongono l’indice di riferimento, il suo valore effettivo è dato dall’incontro di domanda ed offerta sul mercato relativamente al titolo.
Questa domanda ed offerta sono guidate dalla corrispondenza tra il fondo e il sottostante e l’andamento è tanto più vicino quanto più il fondo è liquido, cioè tanto maggiore è il numero di quote del fondo e tanto più è trasparente, cioè cerca di replicare un indice noto e chiaro agli investitori e, in particolare, agli investitori istituzionali che muovono le grandi masse.
La Cina è una grande nazione e la forza trainante ormai da diversi anni dello sviluppo dei paesi asiatici. Si tratta dello Stato con il PIL più grande in valore assoluto di tutto il mondo, grazie soprattutto alle sue dimensioni. Ci si può fare correttamente due domande di primo acchito sul futuro cinese.
La prima è quanto può durare ancora la sua crescita e il suo sviluppo e la seconda riguarda gli effetti del coronovirus. Tutto questo si colloca nel quadro più ampio della lotta aperta con il Presidente Trump che rimane, nonostante il processo di rinforzo del Paese del Sol Levante, l’uomo più potente del mondo.
La forza dell’economia cinese è stata per molti anni quella di fornire manodopera a basso costo attirando, in questo modo, l’insediamento di molte industrie straniere soffocate dai costi dei lavoratori nei paesi sviluppati.
Gli incassi derivanti da questo vantaggio sono stati investiti in infrastrutture soprattutto a servizio delle zone industriali in modo da favorire i trasporti per le esportazioni; hanno poi investito in telecomunicazioni e in acquisto di macchinari per la produzione.
Questa fase sembra esaurita poiché la manodopera a basso costo sta raggiungendo la piena occupazione e anche le infrastrutture stradali sembra siano state completate. Si tratta quindi di dare un lancio nuovo a quello che è l’economia cinese.
Questo diventa un must, poiché assieme al benessere crescono le richieste da parte dei lavoratori che non si accontentano più dei livelli di base. Anche le aziende già installate in Cina, in parte si spostano verso altri Stati, che sono disponibili a costi maggiormente contenuti. È giunto il momento che prendano vita aziende locali e trovino la loro specializzazione nel mondo.
Gli ETF sulla Cina sono di diversi tipi ma fanno tutti riferimento ad azioni cinesi di primaria importanza seguendo quello che è lo sviluppo delle società cinesi. Da ricordare che Hong Kong appartiene alla Cina e quindi anche le società con sede lì, fanno parte dell’indice, in caso rispettino le altre caratteristiche.
Negli anni in cui la Cina ha ospitato le aziende straniere grazie alla convenienza della manodopera, ha imparato le produzioni che sono state portate in questo territorio e la filosofia occidentale, per quanto riguarda la commercializzazione e la pubblicizzazione dei prodotti.
Replicare le produzioni occidentali non è semplice in tutti i settori e per questo sono necessari ulteriori investimenti da parte delle aziende che devono essere sostenute dallo Stato. La politica cinese ha cercato per lungo tempo di lasciare il popolo nell’ignoranza e questo ha avuto ripercussioni sulla ricerca e sullo sviluppo che, in tutti gli Stati, dipendono dalle Università in particolare di tipo tecnico ingegneristico.
Questo gap deve essere recuperato attraverso interventi ad hoc. Il percorso intrapreso in questo senso dalla Cina è iniziato nel 2000 e, anche se tanto era il divario da colmare, lo stato del Dragone non si è perso d’animo e ha aumentato costantemente gli apporti alle istituzioni che si occupano di questo. La Cina, infatti, ha imparato le lezioni impartite dall’Occidente e ha tratto vantaggio da quella che molti hanno definito la loro capacità di copiare.
Dietro questa c’è una cultura che è propria delle persone di successo e che deriva dall’umiltà di pensare che qualcun altro può aver trovato una strada migliore rispetto alla propria. Questa può essere una forza che a lungo termine è vincente poiché va a braccetto con una mentalità aperta, che non si lascia sfuggire le opportunità che si presentano nel mondo.
In tutto questo arriverà anche il modo cinese di fare le cose? Arriverà la loro specializzazione o la loro caratteristica che li renderà una vera potenza mondiale trasformandoli da Paese in via di sviluppo? Sembrerebbe giunto il momento di una tale maturazione e che la Cina si sganci dai capitali stranieri.
Un altro punto da considerare pensando alla Cina è che oggi è il primo Paese per quanto riguarda le esportazioni ma al suo interno c’è ancora un mercato tutto da sviluppare. I primi movimenti dei lavoratori per pretendere un maggior stipendio hanno il significato che il mercato interno sta giungendo al punto in cui comincia ad avere delle ambizioni sull’apparire.
Questo atteggiamento può non piacere ai tradizionalisti cinesi figli di un’oligarchia molto stretta, in cui il grosso del popolo deve essere mantenuto tutto uguale a livello basso, per evitare che vada a togliere qualcosa dai possedimenti dei capi.
Questi sembra che ormai abbiano capito che per poter incrementare ancora il loro patrimonio, dovranno permettere anche al popolo un’evoluzione. Così potranno assomigliare di più agli oligarchi occidentali, che sono diversi da loro per il comportamento sociale e che hanno un lustro anche di benefattori attraverso le loro imprese molte volte.
Il mercato estero che stanno cercando ulteriormente di incrementare è quello europeo, continente con cui hanno il progetto della Via della Seta per ricostituire i traffici dei tempi antichi in chiave moderna.
Oltre che sete e ceramiche, saranno portati nel Vecchio Continente anche microcomponenti dei pc e molti altri accessori a prezzi effettivamente inferiori rispetto a quelli locali. Il progetto coinvolge moltissime nazioni ma, ora come allora, la parte del leone dal lato Asia la farà proprio la Cina.
Poter partecipare oggi ad un ETF sulla Cina vuol dire mettersi in condizione di partecipare al nuovo impulso che ci si aspetta dal continente asiatico attraverso l’economia del suo maggior player. Dall’emergenza coronavirus sembrano completamente usciti e hanno già ripreso, nella maggior parte dei casi, la perdita da lockdown che hanno subito.
Nel comportamento tenuto durante la pandemia non hanno brillato per correttezza e per rispetto della vita, come ci si aspetta nel mondo occidentale, ma gli strascichi culturali non potranno essere cancellati in poco tempo e si dovrà attendere ancora a lungo perché la modifica di mentalità sia portata avanti in modo accettabile.
Si potrebbe anche obiettare che, finora, lo sforzo culturale è stato fatto solo da parte asiatica, mentre il nostro modo di pensare è rimasto immutato, certi come siamo che sia l’unico possibile. Dovremmo probabilmente provare a considerare che la scalata asiatica è dovuta soprattutto a questa minor forza dell’ego, che contraddistingue il loro mondo e li aiuta a migliorare in molti campi.
La scommessa che è da fare è quella a proposito del livello culturale cui è arrivato il Paese e del suo essere effettivamente pronto a transitare verso il posto da leader invece che da inseguitore. Alcune eccellenze cinesi, come Alibaba, le conosciamo e le apprezziamo, ma se confrontiamo il livello qualitativo con il suo concorrente più grande Amazon e la capacità di inventarsi di questo e di inserirsi in altri settori, la differenza è chiarissima.
Lo sviluppo deve ancora esserci e per non essere costantemente inseguitori occorre quel quid in più che è dato anche dalla pigrizia occidentale rispetto alla solerzia orientale. Questo porta a cercare soluzioni più semplici e con minor sforzo, vista la preferenza dell’escogitare rispetto all’abbassare la testa e continuare imperterriti ad eseguire.
In campo tecnologico, c’è da considerare che la Cina ha due potenti avversari proprio vicino a lei. Uno è il Giappone che eccelle da molti anni e si è contrapposto nella ricerca agli Stati Uniti e l’altra è l’emergente India, ovviamente più pericolosa, anche per il suo bisogno pari a quello della Cina, di emergere.
L’India nella ricerca si mostra più avanti come nella mentalità inculcata più facilmente grazie al governo inglese, sotto cui è vissuta per qualche decennio. Quale la strada per la Cina?
Potrebbe essere qualcosa di diverso, potrebbe anche studiare una partnership con l’India per lo sfruttamento in larga scala delle loro scoperte, si potrebbe pensare ad una specie di Unione Asiatica, realizzata la quale non ci sarebbero nemmeno più vantaggi in manodopera a prezzi più bassi in altre nazioni. Questo scenario è molto lontano e difficilmente lo vedremo in questa vita.
Si tratta comunque di uno Stato dove può essere proficuo investire con un orizzonte temporale un po’ ampio, almeno di medio termine, poiché per vedere i risultati veri ci vorranno almeno cinque anni, salvo intoppi che possono accadere.
In ogni caso, tramite ETF potrai investire solo long, poiché non c’è mercato per ETF short sulla Cina e senza leva, visto che hanno già alte potenzialità di volatilità.
Visto l’orizzonte temporale medio lungo, questa tipologia di investimento si presta a piani di accumulo, immettendo una stessa cifra costantemente per mesi per ottenere un prezzo medio di carico e poi attendere i frutti. In alternativa potresti mettere ora una cifra pensando ad una crescita e in caso di decrescita di una percentuale predefinita, immettere nuovo capitale per mediare.
Andando ad investire sulla Cina devi chiarire l’orizzonte temporale che vuoi affrontare per decidere quando entrare e vedere la composizione dell’indice che si vuole andare a replicare.
In questo momento in cui si sta ancora uscendo da un periodo di crisi e si vuole lucrare sulla ripresa, parlando di Cina occorrerà fare attenzione poiché non tutti gli indici hanno dimostrato di essersi già riportati ai livelli precedenti la pandemia.
Si può quindi presupporre che anche questi si riprenderanno solo un po’ più in ritardo e giocare per qualche mese su questo.
Scorrendo tra questi e scartando quelli che sono nati in epoca recente, onde evitare che il ritardo sia dovuto ad altre cause non strutturali, appare che con un -7% da inizio anno c’è il fondo Lyxor PEA China il cui Isin è
FR0011871078 negoziato presso la Borsa di Parigi.
Il fondo mira a replicare la performance dell’indice Hang Seng China Enterprises Index Net Total Return Index attraverso una replica sintetica. I rendimenti sono stati del 2% nel 2016, del 12% nel 2017, -6% nel 2018, 14% nel 2019 e -7% da inizio anno.
Dentro l’indice ci sono molti titoli finanziari, anche se il più importante è del comparto IT ed è una società che si occupa di intrattenimento e di telecomunicazioni soprattutto per telefoni cellulari. Al secondo posto c’è CCB, una banca cinese che ha costituito una filiale anche a Milano.
Al terzo posto c’è Ping An, un conglomerato di servizi assicurativi, bancari e finanziari. Di seguito sempre azioni del comparto finanziario e un energetico. Da questo si vede che la struttura cinese si fonda ancora su prodotti di base e poco ha a che fare con la ricerca e sviluppo, ma questi sono i settori giusti per cercare una ripresa di breve periodo che su questo ETF si può pensare che ritardi quasi per una casualità.
La ripresa è già avvenuta e le performance sul lungo periodo sono migliori per iShares Dow Jones China Offshore 50 il cui Isin è DE000A0F5UE8.
Il 79 % dei conti di investitori al dettagli perde denaro a causa delle negoziazioni con questo fornitore. Valuta se puoi permetterti di correre questo rischio elevato di perdere il Tuo denaro.
Il fondo mira a replicare la performance dell’indice Dow Jones China Offshore 50 Index che comprende le 50 società più importanti della Cina che servono sia il mercato interno che quello internazionale. Le sue performance sono state nel 2016 un guadagno del 6%, nel 2017 un guadagno del 29%, nel 2018 una perdita del 14%, nel 2019 un guadagno del 26% e da inizio anno fa 1%.
La replica che fa dell’indice è fisica e quasi la totalità delle azioni appartiene a società di enormi dimensioni. Inoltre il 50% degli investimenti è diretta ad aziende del comparto finanziario e della produzione di beni di consumo ciclici che quindi difficilmente conoscono crisi.
La prima su cui investe è la già conosiuta Tencent, mentre la seconda è la arcinota Alibaba. Al terzo posto c’è Meituan Dianping, che si concentra su aziende di consegna di beni di prima necessità. Al quarto posto c’è China Construction Bank Corp Class H, un istituto bancario e al quinto il già visto gruppo assicurativo e finanziario Ping An.
La composizione non è assolutamente diversa rispetto al precedente ETF, ma il risultato lo è abbastanza, probabilmente grazie alla spinta di colossi e alla scelta di un respiro internazionale delle aziende che fanno parte dell’indice.
Il mercato maggiore oggi della Cina è l’estero e anche il voler sviluppare comparti un po’ più tecnologici o che si basano su servizi tecnologici sembra voler confermare la tendenza.
Per il lungo periodo questa è una strada decisamente migliore della precedente anche se non si può lasciare senza controllare di tanto in tanto l’andamento o pensando al livello di rendimento da ottenere per poi uscire prontamente e rivalutare la situazione.
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